giovedì 20 ottobre 2011

Duri ad ammuffire

Riprendo questo blog che ogni tanto ha della muffa che spunta un pò in giro.
Gli impegni sono la scusa principe che mi do ogni qual volta per mesi non scrivo nulla. In sostanza il cervello non riesce a dedicare a questo spazio quello che questo spazio si merita.
Questa è una fase della vita che mi porta via un sacco di cervello.
Ne ho attraversate tante di fasi, o meglio, di periodi. Ancora ricordo tra le medie e i licei di come il cervello non trovasse valvole di sfogo, rimaneva attivo ma non sapeva come poter sfogare tutto quel lavoro.
Quindi finivo sui videogiochi, che sono stati una bella fetta della mia vita, a cui tuttora dedico pochissimo tempo.
Sono stati importanti perchè mi hanno permesso di spegnere i canali tv e di sfidare con la mia testa e le mie dita i programmatori Giopponesi-Statunitensi e magari Canadesi e forse britannici che a me e a tutto il mondo lanciavano le loro sfide. Forse non avrei futuro se non avessi impiegato una discreta parte del mio tempo nel pensare come vincere qualunque partita, gara guerra.
Ricordo di aver vinto scudetti, aver salvato principesse, aver sconfitto i nazisti, aver comprato macchine carissime ed aver ucciso veramente un sacco di gente.
Ora dedico meno tempo ai videogiochi e più alle persone reali, ed è una bella sfida lo stesso, più difficile. Le regole non sono sempre fisse ma sono più rigide, non si può salvare e ricominciare e non ci sono trucchi che tengano, o almeno non mi piace proprio usarli.
E comunque prima dei videogiochi avevo le musicassette di Babar e dei budini Elah e i libri di Ciccio e Tomasone che facevano lavorare il cervello.

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