lunedì 1 ottobre 2012

Scrivere dal treno alla testa

Ormai sono sicuro di poter affermare di essere incostante, ma anche labile. Ci sono attimi, passano attimo, in cui sento attraversarmi il bisogno di comunicare, in cui mi sento ispirato alla meditazione pensieri interessanti e discorsi fatti di dimostrazioni e controdimostrazioni. Poi tutto scema, si abbassa e lentamente il volume cessa. Quelle volte sono quasi sempre in viaggio, solo. Oggi mi chiedevo come si possa vivere in città e come non si possa odiarla. Il giorno della città ti uccide e ti stressa, "Stress" parola a abusata che il mio cervello abusa come giustificazione, solo pochi anni fa non avrei mai pensato di considerarmi stressato. Non penso di esserlo. Penso che mi capitino invece solamente giornate del cazzo con due milioni di cose inutili, noiose e mal organizzate da fare. I giorni in cui ci sono due milioni di cose fighe da fare scorrono via. Non sono stressato, sono solo confuso e annoiato, un pò innervosito. La città cerca di farti scazzare dalla prima mattina, siamo in troppi, troppi che si spostano a cazzo, e ognuno pensa ai cazzi propri, indifferentemente se ne frega di tutti. Un insieme di teste autonome producono un gran casino. La notte della città serve per sopravvivere, ognuno cerca di buttare fuori o dimenticare tutto lo scazzo, pensa agli altri, vuole gli altri, a differenza del giorno che preferirebbe non ci fosse anima viva la sera tutti vogliono altre persone intorno, le vuole comunque per se, ma almeno le vuole. La vita in città è abbastanza una fregatura, chi non è cresciuto in città finisce per vivere chiuso in casa, non sa dove andare e con chi andare. Ecco in treno pensavo un pò a quello.