domenica 24 marzo 2013

Oggigiorno

Oggigiorno è una parola che la mia prof. di Italiano odiava abbastanza.
In effetti aveva ragione, come parola fa proprio pena.
Però esprime il concetto, il presente nell'immediato inserito in uno scenario di qui ed ora.

E' facile pensare che siano tempi difficili, difficili per cosa?
Per me e per altri ci sono stati tempi ben peggiori per cui questo vederli come tempi difficili vuol dire abbracciare più persone in più luoghi. Sono tempi difficili per molte persone, sono tempi difficili per più persone che in altri periodi.
In generale penso siano tempi di cambiamento, di rendiconto, di scadenze che coincidono. Di date importanti, di giorni in cui si decide.
Sono tempi difficili da capire, nei quali la realtà si fa complessa e le persone cercano semplificazioni facili che non spiegano o spiegano solo parzialmente.
I tempi difficili ci sono sin dall'alba dell'uomo, i saggi latini ne hanno passati di tempi difficili che non ci sarebbe bisogno di ragionarci ancora sopra, basterebbe riscoprirli e ri-capirli.

Lo strumento per riuscire a capire e quindi per riuscire a decidere con coscienza è l'analisi, l'approfondimento, la lettura, il dubbio. Se un pensiero viene in testa troppo semplice c'è qualcosa che non va dietro, il pensiero superficiale è quello più facile. Con la strada più facile capiremo meno cose.
Bisogna fermarsi e ragionare per capire.
Poi bisogna trarre delle conclusioni  e prodursi delle proprie conclusioni ed agire.
Le proprie conclusioni possono anche non essere dogmi e possono anche non essere definitive (non devono essere dogmi). Una nuova analisi può cambiare ed integrare le proprie conclusioni ed i propri pensieri.

Il contesto storico condiziona il contesto personale fino ad un certo punto, c'è chi ne viene condizionato di più chi di meno, un po' per il caso un po' per proprio volere.
Un'Italia che va a rotoli rende irrequieti tutti gli italiani ma non condiziona tutti gli italiani, bisogna avere la forza di non farsi condizionare dai momenti dimmerda.
Quello che odio al momento è la malattia del tifo, la non oggettività nel guardare i fatti del mondo, il piegarli alla propria tesi. Una tesi si spiega con dei fatti accaduti, con prove e con discussioni non si possono usare i fatti piegati in modo da portare avanti una tesi in maniera superficiale, è una cosa che odio il tifo a prescindere.

Non ho certezze per il presente o per il futuro, ma alcune conclusioni.
Vista la frugalità nell'uso del cervello e il disprezzo per un'approfondita analisi la soluzione sta in un ritorno alla cultura come faro verso lo smarcamento dai condizionamenti esterni; visto il trionfo del contenitore a discapito dei contenuti io voglio andare controcorrente e cercare contenuti.
Mi affiderò al sapere e quasi sicuramente troverò una qualche strada, non so come e non so dove, la cultura e l'amore per il sapere in qualche modo ci salveranno.

Pochi rapporti sociali approfonditi ma sinceri e rapporti superficiali cordiali e sereni in una logica di incontro e non di scontro. La gentilezza quando possibile.
Preferisco passare per fesso che fare il furbo e passare per stronzo.

lunedì 1 ottobre 2012

Scrivere dal treno alla testa

Ormai sono sicuro di poter affermare di essere incostante, ma anche labile. Ci sono attimi, passano attimo, in cui sento attraversarmi il bisogno di comunicare, in cui mi sento ispirato alla meditazione pensieri interessanti e discorsi fatti di dimostrazioni e controdimostrazioni. Poi tutto scema, si abbassa e lentamente il volume cessa. Quelle volte sono quasi sempre in viaggio, solo. Oggi mi chiedevo come si possa vivere in città e come non si possa odiarla. Il giorno della città ti uccide e ti stressa, "Stress" parola a abusata che il mio cervello abusa come giustificazione, solo pochi anni fa non avrei mai pensato di considerarmi stressato. Non penso di esserlo. Penso che mi capitino invece solamente giornate del cazzo con due milioni di cose inutili, noiose e mal organizzate da fare. I giorni in cui ci sono due milioni di cose fighe da fare scorrono via. Non sono stressato, sono solo confuso e annoiato, un pò innervosito. La città cerca di farti scazzare dalla prima mattina, siamo in troppi, troppi che si spostano a cazzo, e ognuno pensa ai cazzi propri, indifferentemente se ne frega di tutti. Un insieme di teste autonome producono un gran casino. La notte della città serve per sopravvivere, ognuno cerca di buttare fuori o dimenticare tutto lo scazzo, pensa agli altri, vuole gli altri, a differenza del giorno che preferirebbe non ci fosse anima viva la sera tutti vogliono altre persone intorno, le vuole comunque per se, ma almeno le vuole. La vita in città è abbastanza una fregatura, chi non è cresciuto in città finisce per vivere chiuso in casa, non sa dove andare e con chi andare. Ecco in treno pensavo un pò a quello.

domenica 15 luglio 2012

Cose Varie a Caso In Sequenza non Regolare

Sono passati sei mesi dall'ultimo post, e come ripeto sempre qui l'odore di stantio è di casa.
Scrivere mi piace molto ma non sono metodico, ho iniziato per necessità, vado a sprazzi ed è un bisogno fisico.
Ho sempre pensato che se mi fossi impegnato sarei stato in grado di scrivere veramente, in realtà riesco solo ad immaginare ma la pigrizia non mi ha mai concesso di impegnarmi nel padroneggiare decentemente la lingua, occasione persa? Forse.
Intanto non sono dimagrito volontariamente, sto perdendo un po' di peso perché mi sono annoiato di regalare soldi alla GTT, quindi vado in bici.
Ho miseramente fallito il proposito della corsa. Ieri ho miseramente fallito il proposito di ascendere al Colle della Maddalena, in realtà non avevo veramente idea di cosa voleva dire pedalare per una salita vera, mai fatto. Pensavo fosse facile invece mi sono dovuto fermare perché stavo per scoppiare. Penso che quel tratto in cui mi sono arenato sia bello difficile, comunque con la marcia più molle salivo ai 9 km/h, cioè poco più che la velocità di uno che va a piedi; i ciclisti veri si fanno i monti ai 25 km/h. Abbiamo spuntato una carriera dal mio prossimo futuro. Si, perché io la sto ancora cercando, la cercherò sempre immagino.
Sono montato in maniera che mi annoio di tutto ciò che faccio dopo un po', anche il più bello del lavoro mi verrà a noia. Questo mi salva, se continuerò così mi diventerà la norma continuare a camminare. Comunque io al colle Della Maddalena voglio arrivarci, sono 8 fottuti kilometri, infinitamente difficili. Gli scalatori professionisti sono diversi dai velocisti nel ciclismo. I velocisti hanno dei gran muscolazzi e gambe enormi, tirano fuori la potenza massima nel giro di 300 metri massimo, roba che su una tappa di 4-5 ore hanno 30 secondi, 1 minuto per dimostrare tutto quello che valgono. In salita faticano, non salgono e rimangono indietro, sono pesanti.
Gli scalatori sono leggeri, agili e non consumano nulla pedalando, hanno l'abitudine allo sforzo e al sacrificio, un destino gramo, salgono in 20, si uccidono dalla fatica e su 20 che fanno una scalata memorabile quello che arriva 10 secondi prima si becca tutta la gloria.
Io sono pesante ed ormai poco resistente ma almeno il colle della Maddalena lo voglio per me.
Ho anche parecchia paura della velocità in discesa, da li si arriva ai 40 all'ora nel giro di nulla.
Sono sceso per quel poco che sono salito con i freni tirati.

lunedì 16 gennaio 2012

La sindrome Tolemaica: omofobia, razzismo, bigottismo.

Ancora nulla sul fronte sport e dimagrimenti, in compenso il cervello ogni tanto lavora. Da molto tempo mi chiedo cosa spinga l'uomo a un'accesa ostilità nei confronti del diverso. Mi sono risposto che l'uomo è affetto da una sindrome Tolemaica, cioè dalla convinzione e dell'esistenza di un universo geocentrico, antropocentrico che esercita praticando egocentrismo spinto.
Più volte mi sono ricordato di come mi abbia colpito ed illuminato Easy Rider. Non sto a raccontare nulla del film per non rovinarlo a nessuno.
Comunque, una risposta al perchè la gente bigotta si rode il fegato e impazzisce davanti a persone normali, che vivono la propria vita da persone libere, compiendo scelte consapevoli di qualunque tipo, è che questa gente ha paura della libertà ma sopratutto delle persone che sono LIBERE. Sono spaventati dalle persone libere che non compiono le stesse scelte che loro stesse farebbero, che non compiono le scelte che la cerchia di persone, la loro società in cui hanno deciso di vivere e di cui hanno sposato i valori approverebbero; a volte loro stessi farebbero quelle scelte ma si autoimpongono di non essere liberi. Sono schiavi di un sistema a cui vogliono prendere parte e oltre ad avere paura dei liberi si incazzano anche con loro e gli sparano merda addosso.
Piccolo esempio per chiarire meglio queste contortissime frasi.
Tizio bigotto si chiama Pietro tizio libero si chiama John. Dove vivono di solito nessuno si compra uno zaino rosa, uno con uno zaino rosa è visto come checca. A Pietro e a John li zaini rosa piacciono molto e John ne compra uno e lo usa. Pietro sarà incazzato a morte e invidioso ma sa benissimo che i valori in cui crede e che sposa impongono che il rosa è il male quindi si autoconvince che John è checca, che John è un omosessuale, gli spalerà merda addosso e lo infamerà alle spalle invidierà la sua libertà prima ancora del suo zaino rosa.
Non vi avevo avvertito che dove vivono John e Pietro essere omossessuali è un'onta ed è fuori dal sistema di valori clericotestosteronici, per cui qualunque punta di effemminatezza in un uomo è marciume; purtroppo non c'è bisogno di dirlo perchè per quasi tutto il territorio italico è così quindi il vostro cervello già da se lo metteva in conto. Ma poco contano i gusti sessuali, si parla di libertà e John se ne prende troppa.
Ora, ovviamente questa storiella è esasperata un pò ma non va lontanissimo dal reale, io stesso cerco e provo ad essere una persona per bene e giusta ma mi trovo spesso a comportarmi come un omertoso del bene, preferisco tacere di fronte a parole d'infamia contro l'omosessualità piuttosto che combatterle e difendere questa benedetta libertà, sono un debole e come me lo sono quegli omosessuali che si nascondono per non dimostrare a tutti la propria libertà, che per la convivenza civile si nascondono. Questo mi convince che ancora il nostro paese non è del tutto sano e di buoni principi morali, non è un paese giusto se  alla fine nemmeno io riesco ad essere giusto. Ma ora sto divagando.
Perchè Pietro deve fare tutta questa vita grama mentre John invece quasi se ne sbatte e anche se lo prendono per il culo è consapevole che il colore del suo zaino non è misura nè della sua intelligenza ne della sua caratura morale. Pietro si rode il fegato perchè vuole assolutamente essere al posto più centrale possibile della sua società, vuole essere il centro perchè pensa che non ci sia valore più importante nel globo che il suo io e il suo essere. Per essere al centro della sua società deve rispettarne i valori i codici e i modelli comportamentali.
La sua società sarà tanto più forte quanto più alte, fisse e inamovibili sono le barriere del cerchio, quanto più sono definite e quante meno persone ci entrano, chi viene da fuori non potrà discutere le regole e per entrare nel cerchio dovrà starci per bene, non potrà prendersi la libertà di infrangere qualcosa.
Il cerchio chiuso dona certezza a Pietro che ci si adagia sopra, è il modo più comodo per tirare avanti con i suoi simili, per questo esistono omofobia, razzismo e bigottismo.
Sindrome Tolemaica.
"Gli omosessuali sono liberi ed escono dai valori - Pensa Pietro - quindi via, quelli extra-qualcosa e stranieri hanno altri valori quindi non entrano nel cerchio che tanto siamo in troppi che abbiamo già delle regole precise. Le regole cristiano cattoliche ne vanno bene alcune, quelle con cui possiamo infamare ed escludere facilmente più persone roba che riguarda il sesso, che è una roba complicata che a noi uomini piace fare il più possibile quindi decidiamo un pò arbitrariamente girando le regole un pò a modo nostro, tanto basta una messa e la solidarietà e l'accoglienza possiamo passarla, tanto ai poveri ci pensa dio a farli diventare ricchi quando muoiono. E quelli liberi vadano via che sono tutti drogati tanto, noi abbiamo le regole, abbiamo il potere, schiacciamo gli altri."
Questi con una Sindrome Tolemaica spesso sono come i geni di Aladdin, non possono ucciderti "Ma non sai come possono renderti la vita!" (Non è vero, spesso uccidono anche, tipo la figlia che vuole sposare un occidentale o che veste troppo scoperta).
Da questa sindrome siamo affetti tutti, chi più chi meno, considero non sano non avere un pizzico di Tolomeo/Egocentrismo è istinto di sopravvivenza però:
Io vorrei vivere e agire per trovarmi al centro di una società basata su valori sani e non su credenze popolari, basata sul merito e non sulla forza e la violenza, sull'infamia, sulla superstizione o sulla ricchezza materiale. Una società in cui ognuno ambisce ad entrare in un cerchio con un perimetro riconoscibile si ma anche malleabile per le esigenze di tutti, ampio e non chiuso dove sarà inevitabile comunque far uscire delle persone, magari solo temporaneamente.
Una società che si struttura in questo modo è sana, dalle microrealtà famigliari o di paese, allo stato, al continente e al mondo. Dove non ci sia la pigrizia di adagiarsi su valori comodi per alcuni che son senza basi di buon senso.
Una società così sarebbe veramente moderna e giusta, dove fuori dal cerchio ci finiscono gli stronzi e i delinquenti, i corrotti e mafiosi, i violenti e i superbi che non si ravvedono.
Una sindrome Tolemaica non acuta in cui io prima penso alla mia vita e a quella dei miei cari e poi subito penso a quella degli altri, a quella di tutti, sicuro che tutti penseranno anche un poco anche a me.

Sembra un comizio elettorale, sono soddisfatto di quello che ho scritto, spero che leggeranno in tantissimi e mi piacerebbe pure ci fossero dei commenti. Io credo che società con valori sani esistano già e ne stiano sempre più nascendo, di qualunque misura; la strada da fare è moltissima ma sarà inevitabile arrivarci, o almeno, questo è quello che penso.

Nel frattempo devo veramente iniziare con i propositi di buona salute, gli strumenti li ho già. 

giovedì 29 dicembre 2011

Di corsa.

Ho deciso e lo metto qui nero su bianco che nel 2012 finisce la mia convalescenza post cistifellea. Quindi si comincia a fare sul serio.
A giugno, circa, ci sarà come ogni anno la corsa "Per le antiche strade" di Polonghera. Voglio partecipare ed arrivare in fondo senza morire. Devo riuscirci, poche storie.
Per il momento per il 2011 restante non ho regole quindi poltrirò e mangerò senza ritegno fino al 31. (Anche l'1-1 che è festa).

lunedì 24 ottobre 2011

Il Sic.

Di solito non mi piace aggiungermi all'infinito e a volte meccanico cordoglio del popolo di internet quando scompare gente famosa ma questa volta mi sento di dover lasciare traccia, un mio piccolo pensiero a Sic.
Morto in una maniera terribile in diretta tv mondiale, immagini crude e terribili.
Mi spiace molto prima che pilota era una persona allegra, un gran sorriso; un tipo che no si prendeva troppo sul serio, un buono per davvero, anche nelle pubblicità delle patatine.
Tra tutti i soprannomi che mi appioppano perchè ho i ricci Simoncelli è quello che preferisco, magari intitolerò un ricciolo in tuo onore.
Se c'è un posto dove tutti i buoni vanno ci sei tu e c'è Feiez, facci due parole, poi avrei da farti conoscere altri che sono li che ho conosciuto io negli anni.
Che la gente si ricordi della tua allegria e simpatia per tanto tempo.

giovedì 20 ottobre 2011

Duri ad ammuffire

Riprendo questo blog che ogni tanto ha della muffa che spunta un pò in giro.
Gli impegni sono la scusa principe che mi do ogni qual volta per mesi non scrivo nulla. In sostanza il cervello non riesce a dedicare a questo spazio quello che questo spazio si merita.
Questa è una fase della vita che mi porta via un sacco di cervello.
Ne ho attraversate tante di fasi, o meglio, di periodi. Ancora ricordo tra le medie e i licei di come il cervello non trovasse valvole di sfogo, rimaneva attivo ma non sapeva come poter sfogare tutto quel lavoro.
Quindi finivo sui videogiochi, che sono stati una bella fetta della mia vita, a cui tuttora dedico pochissimo tempo.
Sono stati importanti perchè mi hanno permesso di spegnere i canali tv e di sfidare con la mia testa e le mie dita i programmatori Giopponesi-Statunitensi e magari Canadesi e forse britannici che a me e a tutto il mondo lanciavano le loro sfide. Forse non avrei futuro se non avessi impiegato una discreta parte del mio tempo nel pensare come vincere qualunque partita, gara guerra.
Ricordo di aver vinto scudetti, aver salvato principesse, aver sconfitto i nazisti, aver comprato macchine carissime ed aver ucciso veramente un sacco di gente.
Ora dedico meno tempo ai videogiochi e più alle persone reali, ed è una bella sfida lo stesso, più difficile. Le regole non sono sempre fisse ma sono più rigide, non si può salvare e ricominciare e non ci sono trucchi che tengano, o almeno non mi piace proprio usarli.
E comunque prima dei videogiochi avevo le musicassette di Babar e dei budini Elah e i libri di Ciccio e Tomasone che facevano lavorare il cervello.